Clip estratta dal primo episodio di “Tutti a casa Morozzi! (con l’autocertificazione per motivi di necessità)”.

Posted on 23 Aprile 2020

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MANIFESTO 111 – CHIARA
1:05
Posted on 10 Giugno 2020
MANIFESTO 111 - CHIARA Il Manifesto 111 nasce a Firenze all’inizio del 2020 grazie all’incontro di numerosi cittadini che, partendo dalle loro esperienze dirette sulle pratiche del gesto e la relazione con il territorio, hanno riflettuto sui temi “dell’operare in vita” e sulle risposte che la politica potrebbe individuare per la costruzione della “città che viene”. I cittadini si sono incontrati spontaneamente, stimolati dalla richiesta di Virgilio Sieni e grazie alla collaborazione di Giulia Mureddu, Delfina Stella e di tutti gli operatori dell’Accademia sull’arte del gesto.
Albero del Paradiso, commenti dei cittadini
2:48
Posted on 28 Marzo 2021
La città di Firenze e gli Uffizi celebrano Dante esponendo l’abete di Penone in Piazza della Signoria. L’abete di Penone, che costituisce un anticipo della mostra “Alberi Inversi”, sarà inaugurato il 25 marzo in occasione delle celebrazioni di Dante. Il resto della mostra di cui l’abete di Penone fa parte sarà ospitato nelle Gallerie dal 1 giugno al 12 settembre, interamente dedicata a Dante. L’installazione sarà la più grande opera mai ospitata nello spazio pubblico del centro storico di Firenze. Il titolo allude al tema dantesco dell’ “albero che vive della cima” (Dante, Paradiso, 18: 28-30). L’abete di Penone è una maxi-scultura che si sviluppa in altezza per 22 metri ed è costruita con metallo e legno.
“Il gelsomino”, Ottone Rosai
7:46
Posted on 21 Luglio 2020
“L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Il gelsomino”, Ottone Rosai (olio su tela, 1938 ca.) Per quanti di voi saranno passati dalla stazione di Santa Maria Novella sarà capitato magari di entrare all’interno della Libreria Feltrinelli, e magari si sarà accorto della presenza, sopra le casse, di due grandi quadri che rappresentano un classico paesaggio delle nostre colline. Di quelle antiche e prosperose colline che si distendono intorno Firenze; belle, rotonde e di una certa altezza, punteggiate di olivi, vigne, cipressi, di casolari raggruppati come una mandria, e campi coltivati ordinatamente e distribuiti come pezze di altro colore tra le solide terrazze. Questi due dipinti così monumentali sono opera di Ottone Rosai che con Vasco Pratolini ha reso immortale Firenze, così com’era nei primi decenni del XX secolo, con le sue architetture, le sue piazze, i ponti e le vie dai bei nomi, spazi metafisici e popolari. Rosai è come un morbido macigno. Basta guardare i suoi autoritratti. Vuol dare l’idea di un uomo di umore nero, un introverso, attaccabrighe, un burbero, anche violento, ma poi vi si legge una qual tenerezza e bontà d’animo che è di un uomo all’antica, intelligentissimo, sensibilissimo, ma del popolo. Rosai nasce a Firenze il 28 aprile del 1895. E di Firenze è forse il più grande cantore. Si forma all’Accademia di Belle Arti, dove diventerà professore nel dopoguerra. Vive la sua giovinezza in oltrarno, nel quartiere di Santo Spirito, in quella via Toscanella resa celebre dai suoi dipinti. Decisivo è l’incontro con i Futuristi, anche se Rosai ha un altro spirito, cerca un diverso linguaggio figurativo, lento e solido come le parole e i sentimenti più antichi degli uomini sulla terra. Il suo sarà un primitivismo di matrice umanistica toscana, quella della pittura del trecento e quattrocento. Con la sua arte ci ha raccontato la vita urbana, quella dei mercati, delle trattorie e delle bettole, delle partite a carte e di toppa, dei concertini, selezionando per strada tipi fiorentini straordinari e veridici, i suoi celebri “omini”. I suoi rapporti con il fascismo, cui aderì inizialmente per poi prendere le distanze, furono difficili e complessi. L’evento che più di ogni altro ha però segnato la vita di Rosai è tuttavia la morte del padre, causa di depressione e di profonda tristezza, sentimenti che non abbandoneranno mai l’artista. Rosai è stato anche un notevole scrittore, i suoi romanzi le sue lettere, hanno lo stesso calore e timbro della sua pittura. Basta qui ricordare Via Toscanella e Libro di un teppista. Una veridicità non banale né ingenua, ma solida e moralmente vicina alla verità del popolo, ai sentimenti universali che restano nel passare delle stagioni e degli stravolgimenti. Il Gelsomino è tutto questo. E’ come un canone che ritorna variato a seconda del punto in cui la veduta è stata fermata da Rosai. La via si trova sotto Poggio Imperiale, si snoda parallela a Via Senese, ed e’ praticamente immutata. Dietro un muro, s’intuiscono una serie di orti e giardini, in alto una bella villa, un caseggiato, costruito con quella sapienza architettonica semplice che non viene mai a noia. Chiunque guarda questo dipinto può dire senza sbagliarsi: “ Questa è Firenze, la Toscana”. Rosai in questi giorni può essere il giusto viatico per girare da casa, senza uscire, per riconsiderare certe vie e angoli di Firenze. Via Rimaggina, via San Leonardo, dove era lo studio del pittore, Via delle Lame, Porta Romana, San Miniato al Monte, via di Santa Margherita a Montici, le case del Madonnone, la chiesa di Candeli. Passeggiate da fare a piedi assaporando l’aria, magari verso il tramonto, quando saremo di nuovi per strada tutti assieme un po’ più sereni e fiduciosi. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
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