MANIFESTO 111 – SANDRA

Il Manifesto 111 nasce a Firenze all’inizio del 2020 grazie all’incontro di numerosi cittadini che, partendo dalle loro esperienze dirette sulle pratiche del gesto e la relazione con il territorio, hanno riflettuto sui temi “dell’operare in vita” e sulle risposte che la politica potrebbe individuare per la costruzione della “città che viene”. I cittadini si sono incontrati spontaneamente, stimolati dalla richiesta di Virgilio Sieni e grazie alla collaborazione di Giulia Mureddu, Delfina Stella e di tutti gli operatori dell’Accademia sull’arte del gesto.

Posted on 10 Giugno 2020

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Antonio Ciulla, noto semplicemente come Ciulla, è un cantautore, produttore e compositore di colonne sonore. Dal 2010 al 2017 fa parte dei Violacida, band con cui incide i due album “Storie mancate” (Rock Contest Records/Infecta Suoni & Affini, 2013) e “La migliore età” (Maciste Dischi, 2016). Nel 2018 sceglie di intraprendere la carriera solista e vince al Rock Contest di Controradio il Premio Ernesto De Pascale per la miglior canzone in italiano. A settembre 2019 esce per Black Candy/Peermusic/Black Candy il suo album di esordio “Canzoni dal quarto piano”, prodotto da Fabio Grande de I Quartieri. Il disco lo porta a suonare molto e a condividere il palco con artisti come Canova, Giorgio Poi, Fulminacci, Galeffi e Postino.
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“Tele e pennelli” di Filippo De Pisis
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“L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Tele e pennelli” di Filippo De Pisis (Olio su tela, 1942) Sul piano inclinato del tavolo vediamo una pipa da fumo, pennelli in un barattolo, libri accostati in fila, una bottiglia di vetro, la tavolozza da pittore, il retro di una tela. Gli oggetti sembrano toccarsi l’uno con l’altro, in un gioco di relazioni consequenziali, che raccontano il quotidiano lavoro nello studio, il gioco illusorio della pittura, la geografia di interessi letterari, poetici, scientifici, di riflessione rallentata e di furor nell’esecuzione. In questo dipinto di Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Brugherio, 1956) tutto rinvia al mestiere del pittore, alla vita dell’artista. I pennelli appena usati sono stati riposti nel barattolo. La pipa è appoggiata sul piano e potrebbe essere ancora calda. Ricorda come l’attività dello scrittore-pittore necessiti di pause, di istanti di contemplazione nel vuoto, di distrazione per recuperare energia e qualche immagine inattesa. I volumi accostati uno all’altro stanno, invece, a significare letteratura e poesia, tragedie antiche e romanzi moderni. Anche nel nostro quadro ritorna la bottiglia, sicuramente di vino, perché senza il liquido dionisiaco non c’è mania, sacro furore. Vi si legge un’allusione alla vita bohémienne di cui l’artista amava circondarsi e agli incontri-scontri amorosi, vitali per il nostro candido reazionario. Non manca neppure la tavolozza, sporca dei colori, pasticciati, confusi, come sono confuse le sensazioni quando la sensualità prevale sull’intelligenza delle cose. La sigla VR indica l’esatto luogo e il tempo dell’esecuzione: siamo a Milano, in via Rugabella. Tra le costole dei libri e la punta dei pennelli s’incunea una tela. Presentata al rovescio. Si vede il telaio, la sua costruzione. Il tessuto inchiodato al lato del legno. Quella tela rovesciata, quadro nel quadro, mostra l’altra faccia della medaglia e ci svela il mistero e il piacere della pittura, l’illusione dell’immagine dipinta. Il linguaggio figurativo non è riproduzione della realtà, imitazione, ma è gioco della mente e avventura dei sensi. Tecnicamente un teatrino in cui l’artista dispone i suoi oggetti emblematici, le immagini delle cose che lo eccitano e rappresentano, l’orizzonte esterno e quello intimo, chiavi di accesso all’inconscio. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
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