Antonio Ciulla, noto semplicemente come Ciulla, è un cantautore, produttore e compositore di colonne sonore. Dal 2010 al 2017 fa parte dei Violacida, band con cui incide i due album “Storie mancate” (Rock Contest Records/Infecta Suoni & Affini, 2013) e “La migliore età” (Maciste Dischi, 2016). Nel 2018 sceglie di intraprendere la carriera solista e vince al Rock Contest di Controradio il Premio Ernesto De Pascale per la miglior canzone in italiano. A settembre 2019 esce per Black Candy/Peermusic/Black Candy il suo album di esordio “Canzoni dal quarto piano”, prodotto da Fabio Grande de I Quartieri. Il disco lo porta a suonare molto e a condividere il palco con artisti come Canova, Giorgio Poi, Fulminacci, Galeffi e Postino.

Posted on 23 Aprile 2020

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Posted on 13 Giugno 2019
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Musica… da camera – Tommaso Novi: Il mio impresario
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Posted on 23 Aprile 2020
Tommaso Novi è un pianista e cantautore pisano. “Il Mio Impresario” è una anticipazione esclusiva dal prossimo, imminente, album solista. Ha studiato pianoforte e composizione. Detiene una cattedra di Fischio Musicale a Pisa (forse l’unica in Europa) e collabora con il Dipartimento di Didattica del Conservatorio di Musica “L. Cherubini” di Firenze. Ha inciso il suo fischio per Paolo Virzì su “La Prima Cosa Bella” e ha collaborato col maestro Nicola Piovani per “Una Festa Esagerata”. Dopo sei produzioni discografiche con il gruppo I Gatti Mézzi (2005 – 2016), incide un disco da solista nel 2017 “Se Mi Copri Rollo Al Volo” (Vrec – Warner Chappell) portandolo in giro per il paese in ottanta concerti. Ha collaborato con Paolo Fresu, Zen Circus, Motta, Gipi, Paolo Migone, Ascanio Celestini, Banda Bardò. Il singolo “Molto Bello” che anticipa l’album “Terzino Fuorigioco”in uscita per Black Candy Records, è stato appena pubblicato. Questo il video che lo accompagna, diretto da Stefano Poggioni.
“Il portacenere”, di Renato Guttuso
7:17
Posted on 21 Luglio 2020
L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti “Il portacenere”, di Renato Guttuso. Di Renato Guttuso si è o presto rimosso il ruolo avuto nell’Italia del secondo dopoguerra; infatti, per più ragioni, lo si è declassato a pittore antimoderno, considerandolo artista troppo ingombrante, troppo politicizzato, troppo mondano, ideologicamente sempre troppo ostile alle nuove avanguardie. La carriera artistica di Guttuso inizia prestissimo. La sua prima giovinezza si svolge tutta in Sicilia tra Bagheria, suo luogo natale, e Palermo. Già tredicenne espone certe sue tele di pittore in erba, dimostrando un certo talento. Giunto a Milano, per il servizio militare, conobbe Manzù, Birolli, Fontana con il quale divise lo studio. Fin d’allora emerge il suo interesse per un’arte “sociale“, intesa come testimonianza di un impegno morale e politico che deve coinvolgere l’artista nel profondo. Nel 1937 l’artista arriva a Roma, dove resterà fino alla morte. A Roma ha modo di conoscere Mafai, Scipione, Scialoja, Fazzini e Cagli e frequentare nel tempo personalità del mondo letterario, del cinema e grandi intellettuali come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante, Luchino Visconti e Antonello Trombadori. Guttuso sarà poi eletto senatore nel parlamento, la prima volta nel 1976 e una seconda nel 1979. Merita valutare l’ispirazione neoumanistica del suo linguaggio, la sua sincera adesione alla vita, alle fatiche e alle lotte delle classi più deboli e sottomesse, secondo una visione del mondo di tipo materialista e marxista. Muore a Roma, isolato e per certi versi dimenticato dal mondo artistico . Di Renato Guttuso si conservano nella collezione permanente del Museo Novecento ben dodici tele, a coprire un arco assai ampio della vicenda artistica del pittore siciliano, che va dal 1938 al 1968. Ci sono paesaggi, strade di Bagheria, tetti romani, c’è poi Massacro, cui vanno aggiunti due nudi e quattro nature morte. Guttuso è stato un riferimento importante nella vita di Alberto della Ragione. Va ricordato come l’ingegnere abbia difeso l’artista negli anni della guerra e della dittatura fascista, ospitandolo nella sua villa a Genova assieme a Mario Mafai e Antonietta Raphael. In Natura morta con posacenere l’immagine nel quadro è ridotta ai minimi termini: l’attenzione del pittore si concentra sull’oggetto in primo piano, sul bordo del quale è stata appena appoggiata una sigaretta accesa. L’opera, dunque, sembra essere nata tra una pausa e l’altra del lavoro quotidiano; un omaggio a un piacere di cui l’artista non può e non vuole privarsi. La voluta del fumo si alza, frangendosi in tre quattro batuffoli di colore bianco, che rendono alla perfezione l’idea di lievità, trasparenza e immaterialità del fumo rilasciato dall’incandescente tabacco. Sembra essere questo una prova di maestria, di bella pittura. Guttuso ha voluto immobilizzare lo scorrere del tempo, e quindi della vita, con la rappresentazione di qualcosa che è difficile da trattenere e focalizzare come la nuvola sprigionata da una sigaretta. E’ rappresentato un tempo sospeso nella vita convulsa dell’artista, il tempo di una pausa tra una battaglia e l’altra, tra la vita e la tela. E’ giunto il tempo di riconsiderare Guttuso come parte inalienabile del nostro patrimonio culturale, della nostra storia dell’arte, senza tenerlo esiliato nei confini dell’antimodernismo. Perché nulla è più moderno e classico del rapporto risolto poeticamente e artisticamente tra vita e morte. Da questo scontro, con la vita e con la morte, vogliamo ricevere una qualche indicazione dall’arte. E quella di Guttuso non fallisce nell’intento. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
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