Antonio Ciulla, noto semplicemente come Ciulla, è un cantautore, produttore e compositore di colonne sonore. Dal 2010 al 2017 fa parte dei Violacida, band con cui incide i due album “Storie mancate” (Rock Contest Records/Infecta Suoni & Affini, 2013) e “La migliore età” (Maciste Dischi, 2016). Nel 2018 sceglie di intraprendere la carriera solista e vince al Rock Contest di Controradio il Premio Ernesto De Pascale per la miglior canzone in italiano. A settembre 2019 esce per Black Candy/Peermusic/Black Candy il suo album di esordio “Canzoni dal quarto piano”, prodotto da Fabio Grande de I Quartieri. Il disco lo porta a suonare molto e a condividere il palco con artisti come Canova, Giorgio Poi, Fulminacci, Galeffi e Postino.

Posted on 23 Aprile 2020

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Cultura: il Museo del Tessuto di Prato e il Museo della Carta di Pescia”. Con Filippo Guarini, Direttore del Museo del Tessuto, e Massimiliano Bini, Direttore Associazione Museo della carta di Pescia Onlus. Conduce Raffaele Palumbo.
“L’Attesa o Susanna” di Arturo Martini
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Posted on 21 Luglio 2020
L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Arturo Martini, L’Attesa o Susanna” (Pietra del Finale 1935 ca.) Una giovane, completamente nuda, dirige lo sguardo lontano da sé. La testa è leggermente reclinata all’indietro. Sta guardano in aria, verso un orizzonte distante. Cosa osserva? Cosa aspetta questa donna, dalla fisicità ancora acerba e dalla posa monumentale? Ha forse avvertito un suono nel cielo, magari presagisce l’arrivo di un messaggero, il transitare di un segno luminoso, l’accendersi del manto stellato? Lo sguardo è concentrato. La giovane donna sta contemplando. È immagine stessa della contemplazione femminile. Con lei guardiamo oltre noi stessi, verso qualcosa che colma di stupore, meraviglia, incanto. Intorno e dentro di lei c’è molto silenzio. Quell’inclinazione della testa, in effetti, può far pensare che la ragazza stia riflettendo su qualcosa che sorge nel proprio intimo. Sensazioni che provocano un certo sottile turbamento. O diversamente è solo un ricordo che torna a farsi nitido adesso, nell’attimo della sospensione dello sguardo, come quando restiamo, instupiditi, in attesa. La giovane contempla, medita, scorge, presagisce. Nulla ci distrae dal suo stato d’animo. L’opera di Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) colpisce per le sue fattezze quasi primitive, ma allo stesso tempo accarezza l’animo con una dolcezza infinita, in perfetta sincronia con il suo titolo, L’attesa o Susanna, ovvero giglio, simbolo di purezza. Nel racconto biblico, Susanna infatti non cede alla violenza di due giudici anziani, due guardoni, che Daniele, il profeta, riesce a smascherare. Susanna spoglia la menzogna, vince il bruto desiderio perché è forte e salda nella sua nudità e purezza. Immobile, ma attraversata da una luminosa silente vitalità, Susanna è in unione con l’infinito e l’universale. L’universale che per Martini “è qualche cosa che sta fuori dalla volontà, dalla ragione e soprattutto dal contegno; è una specie di inettitudine simile a quella dell’albero, che nel nascere, nel crescere è sempre perfetto”. Diremmo perfetto come l’opera d’arte. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
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