Posted on 25 Settembre 2020

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“L’Attesa o Susanna” di Arturo Martini
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Posted on 21 Luglio 2020
L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Arturo Martini, L’Attesa o Susanna” (Pietra del Finale 1935 ca.) Una giovane, completamente nuda, dirige lo sguardo lontano da sé. La testa è leggermente reclinata all’indietro. Sta guardano in aria, verso un orizzonte distante. Cosa osserva? Cosa aspetta questa donna, dalla fisicità ancora acerba e dalla posa monumentale? Ha forse avvertito un suono nel cielo, magari presagisce l’arrivo di un messaggero, il transitare di un segno luminoso, l’accendersi del manto stellato? Lo sguardo è concentrato. La giovane donna sta contemplando. È immagine stessa della contemplazione femminile. Con lei guardiamo oltre noi stessi, verso qualcosa che colma di stupore, meraviglia, incanto. Intorno e dentro di lei c’è molto silenzio. Quell’inclinazione della testa, in effetti, può far pensare che la ragazza stia riflettendo su qualcosa che sorge nel proprio intimo. Sensazioni che provocano un certo sottile turbamento. O diversamente è solo un ricordo che torna a farsi nitido adesso, nell’attimo della sospensione dello sguardo, come quando restiamo, instupiditi, in attesa. La giovane contempla, medita, scorge, presagisce. Nulla ci distrae dal suo stato d’animo. L’opera di Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) colpisce per le sue fattezze quasi primitive, ma allo stesso tempo accarezza l’animo con una dolcezza infinita, in perfetta sincronia con il suo titolo, L’attesa o Susanna, ovvero giglio, simbolo di purezza. Nel racconto biblico, Susanna infatti non cede alla violenza di due giudici anziani, due guardoni, che Daniele, il profeta, riesce a smascherare. Susanna spoglia la menzogna, vince il bruto desiderio perché è forte e salda nella sua nudità e purezza. Immobile, ma attraversata da una luminosa silente vitalità, Susanna è in unione con l’infinito e l’universale. L’universale che per Martini “è qualche cosa che sta fuori dalla volontà, dalla ragione e soprattutto dal contegno; è una specie di inettitudine simile a quella dell’albero, che nel nascere, nel crescere è sempre perfetto”. Diremmo perfetto come l’opera d’arte. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
Musica… da camera – Tommaso Novi: Il mio impresario
4:19
Posted on 23 Aprile 2020
Tommaso Novi è un pianista e cantautore pisano. “Il Mio Impresario” è una anticipazione esclusiva dal prossimo, imminente, album solista. Ha studiato pianoforte e composizione. Detiene una cattedra di Fischio Musicale a Pisa (forse l’unica in Europa) e collabora con il Dipartimento di Didattica del Conservatorio di Musica “L. Cherubini” di Firenze. Ha inciso il suo fischio per Paolo Virzì su “La Prima Cosa Bella” e ha collaborato col maestro Nicola Piovani per “Una Festa Esagerata”. Dopo sei produzioni discografiche con il gruppo I Gatti Mézzi (2005 – 2016), incide un disco da solista nel 2017 “Se Mi Copri Rollo Al Volo” (Vrec – Warner Chappell) portandolo in giro per il paese in ottanta concerti. Ha collaborato con Paolo Fresu, Zen Circus, Motta, Gipi, Paolo Migone, Ascanio Celestini, Banda Bardò. Il singolo “Molto Bello” che anticipa l’album “Terzino Fuorigioco”in uscita per Black Candy Records, è stato appena pubblicato. Questo il video che lo accompagna, diretto da Stefano Poggioni.
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