Posted on 10 Maggio 2020

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“Cavallo” di Marino Marini
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Posted on 21 Luglio 2020
“L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti “Cavallo”, di Marino Marini (bronzo, 1937) Al museo Novecento, una sezione della collezione permanente s’intitola Cavalleria. La scelta del titolo è stata ovviamente motivata dal soggetto ricorrente nelle opere presentate: il cavallo, da solo o con il cavaliere. Ne sono parte, il Nitrito in velocità di Fortunato Depero, i Cavalli Marini, una ceramica dipinta di Lucio Fontana e Cavallo, un bellissimo bronzo di Marino Marini del 1937 circa. La nostra scultura di Cavallo si staglia potentissima nello spazio assumendo quasi il ruolo magico di protettore, di guardiano. Esprime forza e fierezza, fedeltà e grazia, energia e indomita libertà. Sembra vivere da sempre, prima delle civiltà classiche, figlio di un tempo anteriore, di comunicazione a pelle tra uomo e animale, consumato in spazi liberi, nel bello e brutto tempo, in pace e in guerra. Porta su di se la fatica con grazie ed eleganza suprema. Sta immobile sulle sue esili, ma salde zampe, pronto a nitrire o scattare prima al trotto e poi fiero e felice al galoppo. Parlare dell’autore, Marino Marini, è parlare di uno dei grandi dell’arte moderna non solo italiana ma internazionale. Marini, nato a Pistoia e morto a Viareggio, è ben conosciuto in tutto il mondo, quale grandissimo scultore di figure arcaiche e modernissime a un tempo. Celebri le sue Pomone, simboli di fecondità primitiva e inconscia, i suoi Miracoli, ultime meditazioni sulla drammaticità della storia e dell’arte, i suoi Cavalieri, protagonisti di una visione dialettica natura-tecnologia, uomo-macchina, e pure per i suoi equilibristi, giocolieri e ballerine, figure del circo e del teatro con le quali Marino dialoga con un tema caro al primo novecento di Picasso e dei Ballets Russi, di Severini e Genet. Non possiamo però non citare anche la grande produzione ritrattistica, che fa di Marino Marini uno dei grandi protagonisti del genere. La vita di Marino si è spesa tra Firenze, perché in gioventù studia all’Accademia di Belle Arti, Parigi dove si reca giovanissimo nel 1919 e dove conosce l’opera di Maillol e Bourdelle, di Rodin, oltre a quella di Picasso; in seguito Monza, dove è chiamato a insegnare da Arturo Martini alla scuola d’arte della Villa Reale. La conoscenza di Martini è stata di fondamentale importanza per Marini, per capire il linguaggio arcaico e quello etrusco, la poesia e l’intellettualismo nella scultura. Dagli inizi degli anni quaranta e per tutta la sua vita, Marini vivrà a Milano salvo nuovi soggiorni a Parigi, viaggi in America e nel Nord Europa, e spesso a Forte del Marmi, dove passerà molto tempo tra cave e fonderie e a contatto con la natura e il mare. Il Cavallo, esposto al Museo Novecento, è sempre lì in posa, elegantissimo nelle sue forme, nell’ampio volume del corpo, alleggerito con una linearità di profilo che dona grazia all’animale. Fuori dalle teorie e dalle diatribe linguistiche, dai rigidi formalismi di certe avanguardie, Marini va cercando una forma che sia colma di pensieri antichi, di esperienze primordiali, di una grazia superiore che è poi il dono che fa la poesia alle invenzioni artistiche. Così, il Cavallo di Marini, vive fuori del tempo, ha qualcosa di divino; eppure è di questo mondo, ha vissuto con noi da sempre. E’ una presenza che esprime nelle forme plasmate con delicatezza e sicurezza anatomica tutta la sua naturale libertà e alterità, eppure è figura plastica fortemente umanizzata. Per Marini l’animale partecipa della vita dell’uomo da tempi remoti, prima della storia, e dell’uomo rispecchia le emozioni, ne conosce i moti segreti dell’anima. Passando in galleria, è veramente difficile trattenersi dallo sfiorare quel corpo di bronzo che respira, che trema di sensazioni a fior di pelle e che risente di vita vissuta e di contatti spirituali tra esseri così fraterni, anche se così diversi da sempre. E’ intoccabile non solo per ragioni di sicurezza e conservazione, ma per la sua aristocratica superiore provenienza. Se ne sta li, come sempre anche in questi giorni, nel museo che è chiuso a tutti, come guardiano fedele che vi aspetta. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
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Tutti a Casa Morozzi! – Puntata 6
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TUTTI A CASA MOROZZI! (con l’autocertificazione per motivi di necessità) È la nuova trasmissione di Controradio e de Lo Stanzone delle Apparizioni con Daniela Morozzi e Raffaele Palumbo ed interventi di Gaia Nanni, Stefano Santomauro e Valerio Nardoni. I testi e la regia sono curati da Marco Vicari e Matteo Marsan, già presenti nel pool di “Si fa di Sabato!”. La trasmissione va in onda il venerdì alle 9.35 e in replica la domenica alle 12.00 su Controradio. Il lunedì successivo alle 18.00 viene pubblicato il video su Instagram TV di Controradio e alle 21.00 sul sito controradio.it. Siamo idealmente in un condominio, dove ad ogni piano c’è un personaggio in quarantena che ritroviamo nella trasmissione fra spunti di riflessione e sketch comici. L’idea di realizzarla nasce dalla constatazione di quanto il mondo del teatro e dello spettacolo in generale sia stato penalizzato dall’emergenza sanitaria. È stato il primo a fermarsi e sarà, probabilmente, l’ultimo a ripartire a causa del contatto ravvicinato che esiste fra gli spettatori. Come recita l’incipit della trasmissione “noi ci siamo, ma non ci siamo per esserci, ma perché non possiamo fare a meno di stare insieme a voi. Noi, come artisti, sbocciamo e viviamo e respiriamo nella relazione con voi”. Nessun partecipante al progetto percepisce compensi per il lavoro che svolge.
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