“L’ora d’aria in un minuto” con Andrea Muzzi
Puntata del 17 aprile 2020


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Chitarrista, cantautore e produttore, Paolo Benvegnù è il fondatore negli anni ’90 della seminale band alternative-rock Scisma (vista appena esordiente al Rock Contest di Controradio). Nel 2003 inizia la sua carriera solista con il cd “Piccoli Fragilissimi Film”. Ormai uno dei pilastri della musica italiana (sue composizioni sono state cantate da illustri interpreti tra cui la stessa Mina), ha appena dato alle stampe “Dell’odio dell’innocenza“, suo sesto lavoro discografico pubblicato per Black Candy Produzioni.
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Firenze, tradizionale lancio della corona di alloro, dal ponte alle Grazie, per ricordare le 35 vittime accertate dell’alluvione del 4 novembre 1966. È stato il cardinale Ernest Simone a benedire l’Arno primo del lancio della corona. “Gesù ha creato tutte le leggi divine, da buoni cattolici dobbiamo mettere Gesù al primo posto – ha detto -. Dobbiamo amare e pregare, è questo che conta. Viva il popolo di Firenze e d’Italia”.
“L'Attesa o Susanna” di Arturo Martini
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L’arte alla radio, con il direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti. “Arturo Martini, L’Attesa o Susanna” (Pietra del Finale 1935 ca.) Una giovane, completamente nuda, dirige lo sguardo lontano da sé. La testa è leggermente reclinata all’indietro. Sta guardano in aria, verso un orizzonte distante. Cosa osserva? Cosa aspetta questa donna, dalla fisicità ancora acerba e dalla posa monumentale? Ha forse avvertito un suono nel cielo, magari presagisce l’arrivo di un messaggero, il transitare di un segno luminoso, l’accendersi del manto stellato? Lo sguardo è concentrato. La giovane donna sta contemplando. È immagine stessa della contemplazione femminile. Con lei guardiamo oltre noi stessi, verso qualcosa che colma di stupore, meraviglia, incanto. Intorno e dentro di lei c’è molto silenzio. Quell’inclinazione della testa, in effetti, può far pensare che la ragazza stia riflettendo su qualcosa che sorge nel proprio intimo. Sensazioni che provocano un certo sottile turbamento. O diversamente è solo un ricordo che torna a farsi nitido adesso, nell’attimo della sospensione dello sguardo, come quando restiamo, instupiditi, in attesa. La giovane contempla, medita, scorge, presagisce. Nulla ci distrae dal suo stato d’animo. L’opera di Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947) colpisce per le sue fattezze quasi primitive, ma allo stesso tempo accarezza l’animo con una dolcezza infinita, in perfetta sincronia con il suo titolo, L’attesa o Susanna, ovvero giglio, simbolo di purezza. Nel racconto biblico, Susanna infatti non cede alla violenza di due giudici anziani, due guardoni, che Daniele, il profeta, riesce a smascherare. Susanna spoglia la menzogna, vince il bruto desiderio perché è forte e salda nella sua nudità e purezza. Immobile, ma attraversata da una luminosa silente vitalità, Susanna è in unione con l’infinito e l’universale. L’universale che per Martini “è qualche cosa che sta fuori dalla volontà, dalla ragione e soprattutto dal contegno; è una specie di inettitudine simile a quella dell’albero, che nel nascere, nel crescere è sempre perfetto”. Diremmo perfetto come l’opera d’arte. Copyright Sergio Risaliti Immagine: Museo Novecento, Raccolta Alberto Della Ragione. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini. Montaggio video: Antonella Nicola
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